Il mio percorso di tesi, così come quello universitario, è stato denso, ricco di emozioni, belle e brutte, ma in ogni caso facenti parte di quelle esperienze che spero mi abbiano aiutato a crescere. Credo che queste esperienze debbano essere la base su cui fondare il mio pensiero.

La laurea in architettura deve solo essere il ‘nullaosta’ per poter essere d’aiuto a chi magari è stato un po’ meno fortunato o che comunque avrà bisogno di me. Nel mio cammino ho conosciuto veramente tante persone, a cui spero di aver trasmesso qualcosa di buono, anche solo un piccolo ricordo. Questo è uno dei miei più grandi orgogli e una delle più vere vittorie. Quindi, il fatto di aver letto i principi che spingono Grenfellove ad aiutare giovani ragazzi laureati e di sapere di aver vinto questo premio mi scalda il cuore, in quanto spero veramente di non deludere le aspettative delle persone che hanno creduto in me e di poterle rendere orgogliose.

A proposito del tema della tesi, con il mio compagno di gruppo Nicola ho provato a rielaborare un pensiero architettonico in modo che uno spazio, un edificio, un ambulatorio medico o un ospedale potessero, grazie alle loro caratteristiche intrinseche, rendere la vita delle persone migliore e magari essere, senza presunzione, essi stessi cura.

Mi auguro veramente di riuscire a migliorare per quanto possibile la vita delle persone che incontrerò nel mio futuro e di poter dimostrare la mia riconoscenza a chi ha creduto in me, come la Fondazione nelle persone di Giannino e Daniela.