Desidero ringraziare la Fondazione Grenfellove Marco e Gloria, che, avendo istituito questo premio, mantiene vivo il ricordo dei due giovani architetti, dimostra di credere in noi giovani laureati, ci dà la possibilità di crescere e di scoprire il mondo.
Studiare architettura è un po’ diverso da tante altre forme di apprendimento: è fatto di emozioni, ma anche di tanti momenti difficili; ti insegna che da soli non si può sempre fare tutto, ma che c’è bisogno di un continuo confronto con gli altri.
Sentiamo parlare di salute mentale, ma dobbiamo considerare il timore di rivolgersi a una figura professionale, senza, tra l’altro, sapere se è la più adatta. E ci rende fragili sapere che qualcuno a cui vogliamo bene non sta affatto bene e che non sappiamo come aiutarlo o indicargli a chi potrebbe rivolgersi.
Per questo la tesi ha posto l’attenzione sull’importanza della salute mentale e ha cercato di capire come l’ambiente costruito possa contribuire al benessere in un target giovane, che molto spesso soffre in silenzio per i costi elevati, per la sottovalutazione del problema o per paura del pregiudizio. Il progetto, che prevede la riqualificazione di un luogo in disuso, vuole essere un punto di riferimento per la cura delle persone stesse.
Mi rende orgogliosa sapere che tante persone hanno creduto nel tema di questa tesi, cioè che posti ben progettati possono farci sentire meglio. Il fatto che il lavoro svolto sia stato riconosciuto significa molto per me e mi motiva a continuare su questa strada, a scoprire come noi neoarchitetti possiamo migliorare la vita delle persone attraverso gli spazi che progetteremo, perché, anche se non possiamo curare, possiamo provare ad aiutare le persone a sentirsi sicure negli spazi in cui vivono.